Stagione
Con Stefano Panzeri
Testo e regia di Pino di Bello
Monologo sul genocidio armeno del 1915-1916
Lo spettacolo racconta la storia del giovane Garabed Surmelian, della sua famiglia e della vita a Shevan, un piccolo villaggio di montagna dove tutto scorre ancora con i tempi dettati dalla natura e da riti antichi. Attraverso le parole di un Meddah, un narratore della tradizione, apparirà un affresco appassionato, curioso e rispettoso, che alterna momenti intimi emozionanti e profondi ad altri più leggeri e divertenti per raccontare la nascita, i riti di passaggio, i giochi e le feste, che porteranno gli spettatori ad entrare in contatto con alcuni dei “colori” di questa cultura straordinaria; ma pure con le ansie e le paure, perché sugli armeni di questo villaggio, come su quelli di tutti gli altri villaggi o città, incombe la folle minaccia di una giovane classe dirigente turca portatrice di un’ideologia nazionalista, che sfocerà nella pianificazione e nell’attuazione del più atroce e terribile dei crimini: il genocidio. E quando il racconto volge al termine in senso tragico e tutto sembra ormai perduto, il Meddah toccherà ancora una volta i cuori con un’ultima storia che consentirà a tutti di tornare a sperare e a respirare.
Il genocidio armeno
Tra le innumerevoli tragedie che hanno segnato la prima guerra mondiale una delle più grandi e meno conosciute è quella dello sterminio della popolazione armena. Il governo dell'Impero Ottomano prima, quello dei Giovani Turchi poi, si è impegnato negli anni 1915-16 in un vero e proprio genocidio, intenzionalmente sterminando centinaia di migliaia di armeni. È stata una strage di dimensioni enormi, per decenni coperta dall'oblio.
Il genocidio degli armeni può essere considerato il prototipo dei genocidi del XX secolo. L’obiettivo era di risolvere alla radice la questione degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente.
Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno.
Stefano Panzeri
Si forma come attore presso il Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni di Venezia diretto da Giulio Bosetti. Nel 1998 debutta in L’uomo la bestia e la virtù di Pirandello per la regia di Giuseppe Emiliani con il Teatro Carcano. Nel 1998 inizia anche lo studio della maschera e della Commedia dell’Arte. Dal 2004 al 2012 è socio attore della compagnia Teatro Invito di Lecco, dal 2008 collabora con le compagnie Albero Blu, Teatro Città Murata di Como, Teatro del Buratto di Milano, Teatro Sociale di Como ASLICO, con la residenza teatrale Attivamente e la compagnia Teatro Immagine di Venezia. Sempre in qualità di attore ha lavorato presso il Piccolo Teatro di Milano-Trame d’autore e con la Biennale Teatro. Dal 2000 ha continuato la formazione attoriale con Laura Curino, Giorgio Rossi e Cesar Brie.
Nel 2008 ha creato con l’ensemble artistica JOGIJO con cui si dedico a produrre spettacoli trillingue, e la compagnia PANEDENTITEATRO per il teatro ragazzi in Italia. Nel 2014 debutta Terra Matta, lo scritto autobiografico di un bracciante siciliano semi-analfabeta classe 1899, il primo capitolo di una tetralogia che copre tutte le 1027 pagine scritte da Rabito. Nel 2017 Terra Matta 2 (1918-1943) vince la selezione I Visionari al Festival Kilowatt di San Sepolcro. Nel maggio 2015 grazie, ad un crowdfunding, inizia OLTREOCEANO, un progetto di raccolta e restituzione della memoria migrante italiana che sinora ha avuto 5 edizioni in Argentina, 2 in Inghilterra, 1 in Irlanda del Nord e 2 in Australia (da ottobre 2019 il progetto ha debuttato anche in Svizzera, Germania e USA). Nel ha inziato una collaborazione con Maghaberry Prison di Belfast e Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo per un progetto di Narrazione e giustizia riparativa. Nell’aprile 2018 ha debuttato con la nuova produzione Così lontano cosi Ticino di e con Davide Marranchelli SPETTACOLO FINALISTA AL PREMIO IN BOX 2019.
A gennaio 2019 ha debuttato con Nel Ventre nuovo lavoro di narrazione co-prodotto con il Teatro dell’Argine di Bologna. Dal 2021 è attore nei monologhi SEMI, IL PAESE DELLE FACCE GONFIE produzione di La Confraternita del Chianti, GARÒ UNA STORIA ARMENA produzione di Anfiteatro e negli spettacoli IO VOLO e DELL’ORROR NON V’È TRACCIA di Karakorum Teatro.