Stagione
Di e con Gaia Baggio e Irene Quartana
Due cuochi squattrinati mentre preparano la cena per gli ospiti della loro locanda raccontano le vicende dei loro omonimi "Hansel e Gretel" usando pentole, cucchiai e fornelli (scenografati a dovere); ed ecco che una grattugia si trasforma nella casetta, un cucchiaio diventa la terribile strega, l'oscuro bosco pieno di insidie è il vaso di basilico. E il finale sarà lieto e pieno di gioia perché Hansel e Gretel ci portano a riconoscere consapevolmente ciò che ci spaventa e indicano nel coraggio di affrontare le paure la vera strada che ci fa crescere sereni. Uno spettacolo che permette ai bambini di ascoltare e vivere la tematica della paura in tutte le sue forme, senza esserne spaventati.
Note di regia
C'era una volta una casetta di marzapane è una fiaba di formazione classica e, come tale, le possibilità di lettura sono molteplici. L'aspetto che più ci ha interessato nell'analisi testuale e, successivamente, nella messa in scena è stata l'opportunità di sviluppare e sviscerare la tematica della paura in tutte le sue forme.
La matrigna, il bosco pieno di insidie in cui i due fratellini vengono abbandonati ma soprattutto la strega sono materializzazioni di questo sentimento.
La capacità di riconoscere consapevolmente ciò che ci spaventa e il coraggio di affrontarlo è l'unica strada che ci permette di crescere e di scoprire le nostre potenzialità e risorse personali.
Hansel e Gretel percorrono questo stesso cammino e diventano, quindi, esempi positivi da presentare e raccontare a un pubblico giovane che facilmente si riconoscerà in loro.
I protagonisti della storia si muovono in una scena che, a prima vista, richiama il banco di lavoro di una cucina ma che potrebbe anche essere un piccolo teatro di burattini.
Pentole, cucchiai e fornelli perdono la loro primaria funzione per diventare veri e propri strumenti narrativi.
Anche l'aspetto sonoro è affidato all' evocazione: Il gesto quotidiano di gettare la pasta in pentola diventa il suono dell'accetta sul tronco dell'albero.
Si forma così una interessante partitura sonora apparentemente casuale ma, in realtà, attentamente studiata.