Stagione
liberamente tratto dal libro di Fania Fénelon “Ad Auschwitz c’era un’orchestra”
e dallo spettacolo Almarosè di Claudio Tomati
Con Annabella Di Costanzo e Elena Lolli
Progetto musicale di Mauro Buttafava
Era il Gennaio del 1944 quando Fania Fenélon fu deportata ad Auschwitz e poiché sapeva cantare e suonare il pianoforte, entrò a far parte dell’orchestra femminile del campo, l’unica che sia mai esistita in tutti i campi di concentramento nazisti con il compito di accompagnare le altre prigioniere al lavoro e suonare per gli ufficiali SS. Ad Auschwitz, Fania conobbe Alma Rosé, nipote di Gustav Mahler ed eccezionale violinista a cui era stata affidata la Direzione dell'orchestra. Il rapporto che si snoda tra le due donne, il loro dialogo, ci restituisce due visioni, due modi diversi di vivere la musica all’interno del lager. Per Fania suonare è solo un mezzo per sopravvivere, perché le orchestrali non partecipavano alle selezioni per la camera a gas, e sopravvivere significa poter testimoniare. Per Alma, invece, suonare è un fine, il fine supremo su cui ha costruito la sua vita, la sua identità. Suonare in maniera eccellente, a qualsiasi prezzo. Non solo un ritratto della vita del campo, di una delle pagine più nere della nostra Storia, raccontata attraverso la vita privata di due donne, ma quello che Fania ci racconta è anche un'occasione di riflessione sul rapporto tra Arte e Vita, un tema che supera la dimensione storica e ci rimanda al nostro presente.