Progetti
Il progetto parte dal presupposto che la narrazione porti con sé benessere e cura, sia per colui che trova la forza di raccontare che per coloro che si offrono all’ascolto, aprendosi alla funzione trasformativa della parola.
Inciampi di vita orta in scena narrazioni di soggetti socialmente fragili ospitati in Viale Ortles, di pazienti oncologici e/o di loro caregivers, di alcuni rifugiati politici sbarcati a Milano, ed infine anche di un detenuto del Carcere di Opera ora in permesso di lavoro.
Un gruppo di attori professionisti si fa carico di dare voce a queste diverse e complesse testimonianze di vita, alcune sono invece interpretate dai testimoni stessi, opportunamente coinvolti e responsabilizzati nel Progetto stesso.
Perno della drammaturgia è il libro Inciampi di vita, che raccoglie i percorsi esistenziali di alcuni Ospiti della Casa di accoglienza Enzo Jannacci di viale Ortles. Il libro è nato come progetto di responsabilità sociale di Zetaservice ed ha raccolto dieci narrazioni degli Ospiti dell’ex dormitorio, davanti al quale l’azienda ha la propria sede.
Ci è sembrato opportuno ampliare il plot con altre narrazioni provenienti da contesti differenti includendo altre esperienze di vita espresse dal territorio (Vigentino/Ripamonti) in luoghi di forte densità esistenziale, quali ad esempio l’Istituto Europeo di Oncologia e il carcere di Opera.
Punto qualificante del progetto è l’idea di portare lo spettacolo in questi luoghi di fragilità sociale qui intesi come possibili spazi di una nuova e consapevole socialità fra cittadini e ospiti, come ambiti di intervento anche culturale.
Tempi e luoghi
Il progetto ha previsto una fase di produzione, e poi di circuitazione nei tre luoghi di accoglienza.
La produzione è avvenuta al Teatro Officina, ove lo spettacolo è stato messo in prova e ha poi debuttato. E' stato successivamente rappresentato alla Casa dell’accoglienza E. Jannacci, e in Casa della carità in via Brambilla ed infine al Refettorio ambrosiano in piazzetta Greco.
Il Piccolo Teatro di Milano ha ospitato la presentazione pubblica del progetto al Chiostro di via Rovello..
“Quando si ha a che fare con la fragilità, le dimensioni dell’ascolto e della narrazione sono fondamentali”
“l’arte….fatta non solo nei luoghi più tradizionali ma anche in mezzo alla gente comune, è un formidabile strumento di coesione sociale. E, in questo momento storico, ne abbiamo un gran bisogno”
Don Virginio Colmegna